DONNE, ELEZIONI E ASTENSIONISMO

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DONNE, ELEZIONI E ASTENSIONISMO

In questi giorni sono state pubblicate alcune analisi sul voto femminile, che concordano su un dato, il voto delle donne a queste elezioni europee si è orientato verso la Lega.

Secondo una elaborazione di You Trend  su un campione di 5000 interviste realizzate fra il 25 e il 26 maggio e sui risultati scrutinati, di cui parla La Stampa in un articolo del 30 maggio, le donne nell'ordine si sono astenute, hanno votato Lega e infine hanno votato PD. In base all'analisi dei dati di SWG, riportati da Lettera Donna  il 37 % del voto femminile è confluito sulla Lega, spostandosi sia dal Movimento 5 stelle che da Forza Italia, solo il 22% sul  PD, pur con un lieve incremento del 3% .

E questo nonostane la Lega sia un partito "maschile" e ci sia una propensione maggiore degli uomini a votarla (You Trend), nonostante sostenga una visione culturale, una politica e delle leggi che mettono in discussione le conquiste delle donne negli ultimi 50 anni: la proposta di legge Pillon in primis, quota 100, che di fatto stanzia imponenti risorse economiche  a vantaggio degli uomini, che hanno percorsi contributivi più continuativi delle donne. Per non parlare di una visione culturale che ci riporta agli anni 50/60 del secolo scorso, quando non al fascismo, con la retorica delle donne fattrici di bambini per la Patria. 

Tutto ciò avviene in una fase storica nella quale il femminismo, come un fiume carsico è riemerso prepotentemente nella società, basti pensare alla grande manifestazione di Verona contro il Congresso per le famiglie, alla lotta delle donne contro il decreto Pillon, sostenute dall'azione fondamentale del Partito democratico in Parlamento e fuori dal Parlamento, al Movimento Non una di meno, che ha avuto la capacità di mettere insieme le donne che avevano partecipato alle battaglie femministe degli anni 70/80 alle giovani sempre più consapevoli che per raggiungere la parità occorre una lotta collettiva.

Una spiegazione interessante di questo fenomeno la troviamo in un articolo della rivista on line In Genere, Fermiamo la retorica nazional-femminista, di Marcella Corsi e Francesca Scrinzi , pubblicato il 30 aprile, prima dell'appuntamento elettorale del 26 maggio.

Scrivono le due studiose che esiste a livello europeo una tendenza di molte donne a dare supporto alle istanze xenofobe dei partiti populisti e le elezioni europee potrebbero essere un banco di prova (ricordo che l'articolo è stato pubblicato alcune settimane prima delle elezioni) per capire se effettivamente viene confermata tale tendenza.

"Se le donne hanno atteggiamenti anti-immigrazione combinati con richieste di 'sicurezza' più spesso degli uomini –scrivono -  potrebbe essere visto come il risultato della propaganda populista di destra. Ciò rappresenterebbe la prova che le strategie populiste di destra , che associano questioni di immigrazione a questioni di violenza alle donne e amplificano le paure delle donne nella visitazione degli spazi pubblici, sono state efficaci".

Il voto delle donne europee è stato a macchia di leopardo, in linea di massima non ha premiato i partiti populisti e xenofobi quanto si temeva, ma certamente il voto italiano  va nella direzione temuta: dunque per quanto riguarda l'Italia la propaganda di Salvini e della Lega hanno avuto una notevole efficacia. 

Esistono altri due dati su cui cui a mio parere occorre riflettere:

1. secondo i dati di SWG, il voto femminile espresso per la Lega corrisponde in realtà a poco più del 18% del corpo elettorale femminile, 21,5% se aggiungiamo il voto femminile a Fratelli d'Itala. Dunque quasi l’80% delle donne non sono state incantate dalle sirene leghiste. Circa il 24% ha votato altri partiti (di cui 11% PD e + Europa).

2. Un altro dato rilevante è la prima scelta delle donne, l’astensionismo: il 45,3% si sono astenute, contro il 42,4% degli uomini, confermando peraltro una tendenza  già accaduto alle elezioni politiche del 2018, in cui le donne si erano astenute in misura maggiore rispetto agli uomini. Questo governo, come emerge nella indagine di You Trend sopra citata, riscuote propria fra le donna maggiore sfiducia. 

Quali le ragioni di questo astensionismo? Ne ha parlato un anno fa Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera in un articolo del 5 aprile 2018,Il non voto delle donne e degli elettori smarriti, rifacendosi ad una ricerca svolta nell'ambito del progetto Pastel 2018 dell'Università statale di Milano, che aveva sondato prima del voto chi era indeciso e/o intendeva non votare: essa era giunta a conclusioni a mio parere ancora attuali. Chi sono le smarrite? Scriveva Ferrera: "Più della metà delle elettrici smarrite sono occupate. Svolgono prevalentemente attività impiegatizie. Nel privato, lavorano per lo più in piccole o micro-imprese, con contratti precari. Sono dunque insicure e vulnerabili. Nel pubblico, sono soprattutto insegnanti. ...Un gruppo consistente di smarrite è costituito da casalinghe".

Ferrera prosegue sottolineando come le preoccupazioni principali delle donne "smarrite" sono il lavoro (come per gli uomini), ma più degli uomini sono preoccupate per il welfare, la sanità, il timore della povertà, il timore che diminuiscano le poche sicurezze sociali ed economiche; più degli uomini sono preoccupate per la corruzione. E, aggiungo io, anche dalle tematiche ambientali, che vedono in tutto il mondo ed anche in Italia spesso le donne come protagoniste. 

Infine c’è un terzo punto importante: non solo il Partito Democratico, pur proponendo politiche molto più attente alla parità di genere è stato la terza scelta, ma ha anche eletto meno donne che uomini (7 donne e 12 uomini), mentre sia Lega che Movimento 5 Stelle hanno eletto più donne (rispettivamente 15 donne e 14 uomini, 8 donne e 6 uomini). E’ evidente che a sinistra c’è un problema di rappresentanza adeguata che si riflette anche nella difficoltà  di parlare alle donne con efficacia. 

Queste riflessioni penso ci possano dare delle piste di lavoro per avviare un discorso politico  che riesca a superare quella propaganda populista e xenofoba che mentre pare preoccuparsi delle donne, in realtà ne mina i diritti acquisiti e ostacola la battaglia per la parità; infatti, come notano Marcella Corsi e Francesca Scrinzi nell’articolo sopra citato, da una parte i sovranisti hanno una visione ristretta dei diritti delle donne, dall'altra tralasciano completamente la dimensione collettiva e gerarchica delle relazioni di genere, che sono alla base della forte diseguaglianza fra donne e uomini.

E' indispensabile che i temi prima delineati, che interessano le donne acquisiscano forza sempre maggiore e centralità nel discorso politico del Partito Democratico, come peraltre sta avvenendo con la svolta impressa da Zingaretti: welfare e sanità, lavoro giusto, tutele contro la povertà, ambiente e sviluppo economico sostenibile.

Occorre tuttavia fare un passo in più, cioè inquadrare queste tematiche ed integrarle in una battaglia femminista per la parità di genere, affinché le specifiche esigenze delle donne, che contribuiscono a colmare le differenze sociali ed economiche, trovino esplicitamente spazio negli obbiettivi individuati: le battaglie sul lavoro non possono prescindere da quella dell’effettiva parità salariale e da azioni per contrastare il precariato che riguarda le donne più degli uomini; è necessario pensare a misure che favoriscano il lavoro femmminile, in particolare al sud Italia: asili nido, scuole materne, promozione del tempo pieno nelle scuole; misure per promuovere una più equa condivisione del lavoro di cura, sono alcuni esempi. 

Questo ci permetterà di parlare alle donne che oggi si astengono perché non sono interessate ai temi che prevalgono nel dibattito politico; alle donne, spesso giovani, che nel difficile rapporto con il mondo del lavoro o nell’improba impresa di conciliare compiti di cura con la vita lavorativa stanno acquisendo consapevolezza della diseguaglianza di genere; nel tempo, anche a parte delle donne che sono state convinte dalla fuorviante propaganda xenofoba e populista.

Inoltre occorre avviare un dialogo, un confronto, una collaborazione con quel mondo femminista, organizzato principalmente nel movimento "Non una di meno". Certo non sarà facile, occorre farlo con molto rispetto, con una capacità di ascolto e confronto vero, con la disponibilità ad imparare e ad accogliere proposte, senza negare le differenze, e al contempo con la consapevolezza che è molto di più quello che ci unisce. Ad esempio, perché non ci confrontiamo sullo sciopero femminista "Lotto marzo", che in Spagna è stato appoggiato dai principali sindacati? Una crescita di fiducia reciproca accompagnata da una contaminazione di temi e proposte, potrà farci diventare importante punto di rifermento al momento del voto.

Infine il Partito Democratico deve affrontare il tema della scarsa rappresentanza delle donne sia nelle funzioni di direzione politica che nelle cariche elettive in occasione delle elezioni amministrative, regionali, parlamentari ed europee, prendendolo di petto, come sta proponendo l’Associazione TowandaDem.  E’ necessario che le donne del PD abbiano un cambio di passo: non più chiedere, ma pretendere con forza, non solo di essere candidate, ma di ricevere anche adeguato supporto politico da parte degli organi direzionali, e al contempo organizzando una rete di donne, una lobby che dia forza a tali candidature; è necessario poi costruire candidature femminili sia per le cariche di direzione interna che per quelle elettorali, attraverso un lavoro programmato nel tempo. Infine dobbiamo promuovere a tutti i livelli scuole di politica rivolte alle donne, che ne possano rafforzare le competenze, anche in termini di soft skill – assertività, comunicazione efficace etc… Il riavvio della Conferenza nazionale delle Democratiche e di quelle regionali e provinciali saranno uno strumento importante, unito alla determinazione di noi donne in tutte le sedi del lavoro politico. 

I due partiti socialisti che hanno avuto successo nelle elezioni europee sono quelli olandese e spagnolo. E’ stato il trionfo di Timmermans e di Sanchez: è un caso che entrambi si dichiarino femministi e soprattutto guidino partiti fortemente influenzati dalle donne e dalle istanze femministe di parità?

E' ora che il Partito Democratico, che pure con Zingaretti ha fatto molti progressi in questa direzione, faccia un passo avanti ulteriore e ponga al centro delle sue battaglie il tema delle donne e della parità di genere, in una prospettiva femminista. Che vuole dire che le istanze per la parità di genere dovranno attraversare prepotentemente i  temi del lavoro, dell'ambiente, del welfare, della scuola e tutto gli altri temi del il Programma per l’Italia.  E ciò, non può prescindere da una rappresentanza politica paritaria. 

La Costituente delle idee che Nicola Zigaretti ha lanciato nella Direzione del 30 maggio per elaborare il Piano per l'Italia può essere un'ottima occasione per avviare questa svolta. 





 


https://www.corriere.it/opinioni/18_aprile_06/non-voto-donne-elettori-smarriti-acf40110-38fd-11e8-88e7-5b815ecb2975.shtml

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1 June 2019