E' UN LAVORO PER DONNE?

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E' UN LAVORO PER DONNE?

Il 10 marzo il Muncipio 3 ha organizzato l'iniziativa "E' un lavoro per donne?". Un incontro che ho moderato, nel quale attraverso interventi e testimonianze abbiamo indagato su come gli stereotipi influenzino le scelte professionali delle donne e degli uomini.

Il   Gender Gap Index 2017, elaborato dal World Economic Forum ogni anno a partire dal 2006, che fotografa la disparità di genere fra donne e uomini in tutto il mondo, colloca l'Italia all'82 posto su 144. Esso viene misurato sulla base di 4 parametri: partecipazione alla vita politica, partecipazione alla vita economica, Istruzione e Sanità.

La posizione italiana è ancora peggiore se si esaminano i parametri della partecipazione alla vita politica e alla vita economica: in quest'ultimo l'Italia si colloca al 118 posto.

Diversi fattori incidono su questa pessima posizione. Fra queste la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, le differenze salariali, la segregazione verticale, cioè poche donne presenti nei livelli medio alti di carriera (il soffitto di cristallo) e quella  orizzontale, cioè poche donne presenti  nelle aziende e nelle posizioni più remunerative, riconducibili alle professioni tecnico scientifiche ed economiche.

Un riequilibrio della presenza femminile in queste aree, e comunque un percorso di superamento  del Gender Gap sono essenziali per diversi motivi; il principale è certamente quello dell'equità e della giustizia sociale. Un fattore altrettanto importante è che il miglioramento del Gender Gap porta maggiore sviluppo economico le nazioni dove è minore la differenza fra uomini e donne sono anche quelle nelle quali è maggiore l'incremento del prodotto interno lordo

Nell'incontro ci siamo soffermati proprio sull'aspetto riguardante le scelte professionali, e prima che professionali di studio, su come la cultura diffusa possa ostacolare certi percorsi, su cosa si può fare per superarli.

Elena Del Giorgio, policy officer all'Università Statale di Milano ed esperta in tematiche di genere, nell'inquadrare la situazione generale, ha rilevato come la scarsa partecipazione delle donne nelle professioni più remunerative, tipicamente quelle scientifico-tecnologiche ed economiche, fa riscontro ad un fenomeno uguale e contrario, cioè professioni che nel tempo si sono femminilizzate hanno anche anche perso prestigio sociale ed economico, anche se non è chiaro se la femminilizzazione sia causa o conseguenza di tale fenomeno.

Perché le donne non scelgono queste carriere? Dalla relazione della prof.ssa Donatella Sciuto, pro-rettore vicario del Politecnico di Milano sono emersi diversi fattori: un aspetto è la scarsa fiducia che le donne fin da bambine hanno in sè stesse, per cui  già in tenera età iniziano a pensare di non potercela fare. Questo aspetto è stato rilevato anche in altri interventi, ad esempio da Ilaria Li Vigni, che ha segnalato come di frequente la mancanza di sicurezza freni le carriere femminili anche nell'avvocatura. 

Le bambine  sono spesso inoltre vittima di pregiudizi impliciti o espliciti, gli stereotipi di genere, già a partire dai primi anni di vita, quando ci sono giochi per bambini e giochi per le bambine. Ciò prosegue nel percorso  scolastico per arrivare alla scelta dell'Università, dove spesso  succede che sia la famiglia stessa a sconsigliare alle ragazze ad  esempio l'iscrizione ad ingegneria.

Del resto gli  stereotipi sono presenti già  nei testi di  studio delle elementari, come ha raccontato Daria Colombo, Delegata del Sindaco per la parità di genere; da uno studio di  Irene Biemmi, Educazione sessiste. Stereotipi di genere nei libri di testo delle elementari si rileva che le donne vengono rappresentate in 4 professioni, fra cui madri-casalinghe e insegnanti, gli uomini sono rappresentati in un ben più ampio  e completo spettro di professioni, dato a dir poco anacronistico.

Al Politecnico ci sono poche donne iscritte in Ingegneria informatica e Ingegneria meccanica, mentre aumentano in ingegneria biomedica o dell'ambiente, pur rimanendo in minoranza; ciò è probabilmente connesso alla componente di utilità sociale che viene  percepita in queste materie dalle ragazze.

I pregiudizi contro le donne si prolungano nei percorsi professionali ed accademici: al Politecnico  le donne sono il 40% di ricercatori/ricercatrici, scendono al 20% fra i professori/professoresse associati. Esse molto raramente vengono candidate ai premi scientifici e  comunque quasi mai li vincono, (con una rara eccezione nella quale la prof.ss Sciuto era nella giuria). Dunque anche se sono spesso più brave  studentesse rispetto ai maschi, rimangono poi indietro nella carriera accademica.

Donatella Sciuto, ha sottolineato l'importanza per il paese di stimolare le ragazze a studiare le materie scientifiche e tecnologiche, in un contesto in cui i laureati - uomini e  donne - in questo tipo di materie sono troppo pochi. 

Questo è  tanto più importante per l'Italia, dove, sulla base di uno studio di Bankitalia pubblicato il 28 marzo, Il contributo della demografia alla crescita economica, emerge come per contrastare gli effetti "meccanici" di depressione sull'economia derivanti dalla consistente de-natalità in atto, saranno essenziali politiche che aumentino la percentuale di laureati/e (fra le più basse d'Europa) e soprattutto il numero di donne nel mercato di lavoro, anche in questo caso fra i più bassi in Europa.

Anche nell'avvocatura, ha spiegato l'avvocata Ilaria Li Vigni, le donne hanno maggiore presenza in ambiti disciplinari o tipologie di assistiti meno remunerativi: ad esempio le penaliste in genere lavorano con le persone, gli uomini con le aziende, che hanno disponibilità economiche ben differenti. Essenziale è che  siano le donne stesse a pretendere un riconoscimento adeguato: su questa linea le avvocate, grazie all'azione dell'Organismo di parità  dell'Ordine degli avvocati hanno ottenuto che sia prevista obbligatoriamente la presenza  di almeno il 40% di ogni  genere nei suoi organismi di rappresentanza. Un meccanismo  simile a quello che la legge Golfo/Mosca stabilisce per i Consigli di amministrazione nella società  quotate in borsa, che nei primi anni di applicazione ha portato molti  effetti positivi negli stessi.

Non meno importante la presenza di un maggiore numero di uomini in professioni considerate femminili, come ha testimoniato il maestro e consigliere comunale Paolo Limonta, che si è chiesto se i maestri possono essere bravi come le maestre. E si è dato una risposta positiva, a condizione che siano rivoluzionari, cioè sappiano costruire comunità fra tutte le componenti della scuola; sappiano costruire relazioni positive con e fra bambine e bambini e un ambiente che aiuti a superare svantaggi ed ostacoli, nel quale l'affetto e il sorriso siano pane quotidiano. 

Molto interessanti le testimonianze di due donne che hanno fatto  scelte professionali contro-corrente: l'ingegnere Martina Arfini, che lavora nella logistica e la Tenente Colonnello dell'Aeronautica militare Sabrina Scarpato, intervistate dalla consigliera Cristina Spoldi

L'ing. Arfini, giovane donna, ha un  incarico di direzione in un'impresa con una squadra esclusivamente maschile; ha descritto come sia riuscita a superare  l'iniziale diffidenza, guadagnando rispetto ed autorevolezza; ora sta  accompagnando una donna nell'inserimento lavorativo nella sua squadra ed  ha rilevato l'atteggiamento dei colleghi di lavoro: che pongono grande  attenzione agli errori che la neo-assunta commette, anziché porsi in una  disposizione di aiuto, come sarebbe naturale e come farebbero con un  neo assunto uomo. 

La Tenente colonnello Sabrina Scarpato è entrata nell'aeronautica con il primo concorso aperto alle donne, avvenuto soltanto nel 1999. Le Forze armate italiane sono state buone ultime rispetto a quelle di tutti gli altri paesi europei. E questa  apertura è avvenuta grazie alla battaglia di  un'Associazione di donne, nata nel 1995,  che volevano entrare nella carriera militare, a testimonianza del fatto che nulla viene regalato alle donne in termini di parità. Nella carriera militare essere graduate facilita il ruolo di comando e leadership rispetto ai gradi più bassi, indipendentemente dal genere. La Tenente colonnello ha sottolineato come difficoltà il diverso carico di lavoro famigliare rispetto ai colleghi uomini.

Cosa fare per promuovere una maggiore partecipazione delle giovani donne nelle carriere e nei settori di attività dove sono poco presenti? Il  Politecnico è molto attivo in questo campo e può essere un buon esempio di prassi virtuose, già a partire dalle scuole: promuove il Progetto "Le ragazze possono" avviato nel 2014, che prevede per il 2018 una Summer school per ragazze del quarto anno delle scuole superiori. 

Inoltre sostiene le studentesse nel percorso di studio con  uno sportello di mentoring e coaching; lavora poi con le aziende per  supportare le laureate nei percorsi di lavoro. Partecipa inoltre a "Stem in the  city" - una settimana dedicata alla promozione delle professioni economiche, scientifico-tecnologiche per le ragazze; si tratta di manifestazione internazionale che a Milano è promossa dal Comune, cui partecipa anche il Municipio (quest'anno si svolgerà dal 10 al 14 aprile);  il Politecnico è anche associato a Valore D, Associazione di imprese che promuove la leadership femminile nelle aziende; insieme all'Associazione partecipa al progetto internazionale  Inspiring Girls, rivolto alle ragazze dai 10 ai 15 anni.

Su questo progetto si è soffermata la giornalista Chiara Brusini, che ne ha scritto su Millenium, mensile de Il Fatto quotidiano: donne in percorsi di carriera e di lavoro  considerate "maschili"  incontrano nelle classi bambine e bambini per portare la propria esperienza: un modello  ed esempio ispiratore, perché sappiano che possono puntare in alto e che nessun percorso lavorativo è loro precluso.

Molte suggestioni importanti sono emerse dall'incontro, soprattutto per quanto riguarda il "Che fare". A mio parere sono due i filoni principali di azioni positive:

1. sostegno e empowerment alle donne nel mondo del lavoro;

2. educazione paritaria e lotta agli stereotipi dagli asili nido alle Università. Con un attenzione all'orientamento scolastico, inteso come percorso educativo globale lungo tutto il percorso di studio; un'area nella quale anche il Comune ed il Municpio possono svolgere un ruolo importante.

 

Ringrazio Daniela Stanco per la foto di copertina


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5 April 2018